12 dicembre 2022

Il sogno, la strada, la meta

In realizzazione il nuovo ospedale di comunità al Laudato Sì'

Ci sono sogni che si realizzano, molto presto o dopo lunghe attese; altri ancora che restano tali per sempre; altri, infine, che, per raggiungere la meta, hanno bisogno di percorrere una strada che nessuno, nemmeno “il sognatore” avrebbe mai immaginato…

 

Il “nostro” sogno

 

A quest’ultimo genere di sogni appartiene quello che don Pierino Ferrari, il fondatore della cooperativa Raphaël, inizia ad accarezzare agli inizi degli anni ’80: «Il movente dell’impresa è la dignità della persona umana. Ogni persona merita il massimo rispetto e la più attenta considerazione, specie se malata e, quindi, indebolita nelle sue abituali difese. Chi intende accogliere la nostra proposta condivide l’apprezzamento sull’uso delle proprie energie da spendere in favore dell’umanità».

 

È un manifesto, già estremamente chiaro nella mente di don Pierino nel 1982, prima ancora che fosse costituita la cooperativa Raphaël e quattro anni prima che aprisse il primo ambulatorio di Calcinato!

 

Don Pierino inizia l’opera di Raphaël dopo aver visto e seguito un giovane padre di famiglia morire di cancro: fra dolori fisici lancinanti e con ripercussioni drammatiche sulla vita dei famigliari.

 

Si sente interpellato dal mistero della sofferenza, fa un passo avanti e pronuncia il suo: «Tocca a me».

Si muove alla ricerca di conferme scientifiche circa la vastità della problematica e la migliore strategia per affrontarla. Coinvolge professionisti e uomini di scienza da un lato, amici che diffondono e sostengono il progetto dall’altro.

 

Il binomio “scienza e solidarietà” è la sua intuizione

. Medicina e cultura della solidarietà, non solo economica ma, ancor prima, solidarietà umana. La sintesi di questi pensieri la troviamo nella verbalizzazione del suo sogno: «Facciamo un ospedale per gli ammalati oncologici!».

 

Questo pensiero non lo abbandona mai, la realizzazione di quel sogno è la risposta a un bisogno che don Pierino sente impellente, perché avverte che solo in una struttura di degenza possa realizzarsi pienamente la presa in carico integrale del paziente in tutto il suo iter di cura.

 

Negli anni ’90, acquisisce, dai Frati Minori Francescani, quello che diventerà Laudato Sì', a Desenzano del Garda ed è con questa azione che don Pierino idealmente posa la prima pietra di una strada che lo porterà a concretizzare il suo sogno. Don Pierino ha le idee chiare sulla natura della nuova opera: «Si pensa sì a un luogo, ma soprattutto ad un armonico complesso di 'energie' umane e sovrumane, dotate di strumenti e di ambienti idonei a curare, nel migliore dei modi, i malati».

 

La strada

 

La strada che il sogno di don Pierino deve percorrere è lunga e bisogna fare i conti con la complessità per la realizzazione di un’opera enorme. Il sogno può contare su gambe e braccia volenterose, su persone con una grande ispirazione e motivazione ma senza agganci politici, senza conoscenze, senza… protezioni.

 

Il tempo scorre, i contesti cambiano e con essi i bisogni e le risposte a questi ultimi. Importanti strutture ospedaliere presenti sul territorio vengono a garantire, negli anni, la multidisciplinarietà e l’eccellenza tecnologica che l’oncologia impone.

 

Nella società del 2000, nuovi bisogni si fanno strada, nuove risposte devono essere confezionate per un mondo di persone che ora chiedo altro.

 

È in questo nuovo scenario che il sogno si evolve, prende forme nuove mantenendo l’anima e il cuore che lo ha generato.

 

La meta

 

La strada è tracciata, il percorso è chiaro, siamo partiti! Quello che entro l’anno prossimo si realizzerà all’interno della “Cittadella della Salute” del Laudato Sì', sarà un Ospedale di Comunità, una struttura che i bisogni emergenti richiedono come prioritariamente necessario: una degenza “leggera”, intermedia fra l’ospedale e il territorio, in grado di ospitare le persone per un lasso di tempo definito, con l’obiettivo di accompagnare alla ripresa clinica le persone che, per condizioni cliniche o impossibilità da parte della rete famigliare, non possono gestire il recupero al proprio domicilio.

 

La struttura garantirà una protezione elevata, con la presenza continua di personale infermieristico formato anche all’accoglienza e alla famigliarità che don Pierino desiderava per tutte le sue opere.

 

Ecco la nostra meta!

Desideriamo dare continuità alla nostra storia di intraprendenza, radicandoci nello sforzo di dare solidità umana, giuridica, organizzativa ed economica a un’impresa che ha coinvolto ormai migliaia di persone delle quali, in qualche modo, siamo divenuti responsabili: gli ammalati, in primo luogo, e le loro famiglie, che seguiamo in ambulatorio, ma anche a domicilio, attraverso il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata e l’Unità di Cure Palliative Domiciliari; i collaboratori che offrono la loro competenza.

 

E poi i sostenitori, i donatori, i volontari e tutti coloro che hanno ritenuto credibili le proposte di don Pierino a vivere la carità, a progettarla, a renderla capace di dialogo con il mondo, aperta alle ricchezze di innovazione e di progresso che il mondo è in grado di offrirle e al tempo stesso ardita a proporre al mondo un ideale di vita piena.

 

Ogni meta è in fondo un passaggio che ci proietta verso altri traguardi.

 

Don Pierino ci ha insegnato a sognare ed a lavorare per concretizzare i nostri sogni.

Vogliamo continuare a farlo tenendo gli occhi bene aperti sulle persone e sui loro bisogni emergenti.

 

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Un approfondimento sul tema all'interno del notiziario del mese di novembre 2022